In occasione della loro primissima data italiana al Balla con Cinghiali Festival 2017 abbiamo avuto il piacere, prima del concerto, di fare una chiacchierata pomeridiana con Dehvan Othieno e Dennison Joseph, rispettivamente lead singer e bassista dei Talisman, storico gruppo reggae di Bristol.
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Dehvan: Yeah, give thanks and praise, è bello essere qui in Italia.
So che questa è la vostra prima data in Italia… cosa vi aspettate dallo show di stasera?
Dehvan: Mmm, prima di tutto un buon show, buone vibes, la partecipazione del pubblico e, come sempre quando suoniamo, spiritual upliftment tra noi ed il pubblico.
Dennison: E sappiamo che gli Italiani sono addentro la reggae music, ascoltate reggae da un po’ di tempo, il Rototom Festival era in Italia fino ad alcuni anni fa, forse cinque anni? Non ne sono sicuro, ogni volta gli anni scorsi lo guardavo su YouTube, y’know, quindi so che siete eruditi. Mi piace pensare che siete eruditi nell’ambito della reggae roots music.
Grazie. So che avete iniziato tra gli anni ’70-‘80, com’era la situazione musicale in quel periodo?
Dehvan: Tra gli anni ’70 e l’inizio anni ’80 descriverei la reggae music come molto ricca in termini della qualità del messaggio, la qualità della dispersione della cultura, la storia di Rastafari che dalla Jamaica usciva per diffondere il suo messaggio attraverso l’Europa ed il resto del mondo. Al momento era una cosa nuova. Il reggae è una musica giovanissima rispetto ad altri generi e si sta ancora evolvendo quindi, è come se avessimo ancora i denti da latte se la posso mettere in questo modo. Quindi era un periodo molto eccitante, y’know? [Il reggae] era uno di quegli strumenti coi quali la gente della Jamaica, dove ha avuto origine e si è sviluppata era in grado di elevarsi al di sopra della povertà, e videro in Rastafari l’opportunità di spargere il messaggio su scala mondiale. C’erano talmente tante cose in ballo nella musica che ognuno poteva trovare un proprio argomento, un obiettivo per ciò per cui volevano usare la reggae music. Perché è uno strumento…
Dennison: … inoltre, prima della reggae musica c’era un beat differente, il rocksteady, e ancora prima di quello c’era lo ska. Gruppi iniziavano ad arrivare dalla Giamaica in Inghilterra. Anche semplicemente ascoltando i brani, perché la gente di solito comprava dischi e imbastiva feste in una stanza di casa, spostavano tutto il mobilio e la gente si scatenava. La questione per me era, ascoltando la mia prima musica ska, rocksteady o reggae… non sono giamaicano, (ma) questo mi permetteva una conoscenza di cosa stava accadendo un Giamaica, era come leggere i giornali, se il tempo era buono/cattivo, felice/triste, ti faceva ridere, ti faceva pensare. E, come il mio brethren diceva, la cosa che mi aveva davvero preso erano, di Nuovo, le radici, y’know? Mi chiedevo come fosse che quegli uomini fossero così spirituali con tutto ciò che stava succedendo in Giamaica, con tutto quel trambusto politico c’era questo movimento underground di spiritualità, di fiducia in sé stessi, come il mio bredda diceva, il fatto è che Rastafari era dietro questo.
Come credete che la scena reggae british evolverà?
Dennison: Oh, bella domanda.
Dehvan: Beh, direi che si è già evoluta, è stata concepita ed è nata perché con l’immigrazione negli anni ’50 dai Caraibi verso l’UK portarono parte della cultura con loro. Poi quella generazione ha dato origine alla progenie che in seguito è cresciuta nel Regno Unito ascoltando le canzoni dei loro genitori e la musica giamaicana che scoprivano da sé, volevano qualcosa che fosse loro in termini di proiezione britannica per rimanere attaccati alla loro cultura e la loro storia. Poi han preso la reggae music, la differenza sta nel fatto che il reggae è una musica organica-di emozioni, ovunque tu sia e qualsiasi siano le tue emozioni, vengono fuori attraverso la tua capacità oratoria: perché chiunque può copiare e suonare il reggae da un punto di vista tecnico, giusto? Ecco perché non trovi che ciò che si chiama “English reggae” e “Jamaican reggae” suoni nello stesso modo, perché l’ambiente è diverso, il soggetto di cui scrivi e le cose che ti coinvolgono nella routine quotidiana, sono diverse. Perciò ciò che proviene da te in quanto persona creativa e che scrivi sarà anche diverso. Quindi direi che (il reggae britannico) è già nata, credo stia crescendo molto lentamente ma sicuramente, y’know, con band come Steel Pulse, Misty in Roots, Aswad, Cornerstone, la band di Dennis Bovell, Matumbi, Revelation e tutti quei tipi di gruppi, hanno aperto la via. The Pioneers, che era un vocal group… anche i Cimarrons erano un altro gruppo reggae pioniere…
Dennison: Paul McCartney stava lavorando coi Cimarrons per cercare di capire le radici della reggae music.
Dehvan: Yeah. Quindi è nata, sta solo crescendo molto lentamente e gli ostacoli che noi in Inghilterra dobbiamo superare in termini di reggae music sono diversi rispetto a ciò che devono superare i giamaicani nel loro ambiente per proiettare la reggae music.
Dennison: È una diversa lotta, una diversa identità. Ma, y’know, gli europei hanno accolto la musica e non si può negare questo fatto, sono gli europei che tengono viva la reggae music. Quando suoniamo di fronte a certe folle suoniamo di fronte ad un’audience europea. E personalmente devo rendere grazie a ciò, perché c’era un tempo in cui dicevano (fino a pochi anni fa) che il reggae era una musica underground, non veniva suonata nelle stazioni radio populiste, è solo dall’inizio delle stazioni radio regionali (prima di ciò c’erano le stazioni pirata, che erano oggetto di incursioni da ogni lato fino a 5-10 anni fa), quindi anche gli Europei ascoltavano questa musica e ritrovavano un’identità attraverso la musica. Y’know, per me la lotta è lotta, se mi piace il jazz, se mi piace qualcosa nel jazz dirò “Bene, questo mi piace”; il reggae è una musica combattente, una musica ribelle, e specialmente molti punk identificavano con quel tipo di musica. Quindi c’è solo bisogno che una persona inizi e la catena comincia fino ad ottenere ciò che c’è oggi, è abbastanza vibrante, è viva e attiva e che possa vivere a lungo, that’s what I say.
Per cui qual è la differenza secondo voi tra la scena reggae giamaicana-americana e quella europea, se ce n’è una?
Dehvan: Uhm, beh per come la vedo l’America è più grande, ha più luoghi in cui suonare, ha un clima che la porta ad avere più festival, quindi ci sono più opportunità per (suonare in) locali e ascoltare musica dal vivo. La Giamaica a confronto è piccola (ovviamente), ma in Giamaica ci sono le radici, senza le radici l’albero morirà. Quindi la Giamaica deve sempre comparire, mantiene viva la musica in termini di output; ogni anno gli output musicali provenienti dalla Giamaica, gli stili musicali provenienti dalla Giamaica vanno sempre avanti, ma la presentazione e le idee sono sempre le stesse, y’know? Al momento in Inghilterra è come se ci fosse una fase di rimonta, l’Inghilterra è il fanalino di coda di ciò che la musica sta producendo e trasmettendo. Perciò la Giamaica trasmette il messaggio, l’Inghilterra lo raccoglie e contribuisce a disseminarlo in giro per l’Europa perché è probabilmente più facile per una band dal Regno Unito giungere di persona in Europa rispetto ad una band proveniente dalla Giamaica. Non so se c’è una così grande differenza, la sola differenza che andrei ad identificare è che ogni personalità, ogni essere umano percepisce le cose in maniera differente, y’understand? E poiché il reggae è una musica di sensazioni chiunque intende suonarla porterà in essa le proprie emozioni anche se andranno a emulare l’originale, che è la Giamaica. Ci sarà ancora un tocco di ciò che hai e che trasmetterai in maniera inconsapevole, nonostante si cerchi di imitare e suonare in stile giamaicano, non sarà mai così perché (la musica che fai) proviene dal tuo io interiore, y’understand? Proviene da qui quindi, ah just so it go.
So che avete pubblicato un album agli inizi del 2017 intitolato Don’t Play With Fyah, come sta andando? Che genere di responso avete ricevuto?
Dehvan: Beh, abbiamo pubblicato un brano estratto dall’album, Relijan, e ad oggi ha ricevuto 230’000 hints su reggaeville (…), lo stesso album non saprei dire come vanno le vendite giornaliere, ma so che l’album e la sua conoscenza si stanno espandendo, abbiamo avuto un plug in Europa e siamo stati al numero 1 in una nuova chart iniziata in Europa chiamata Global Reggae Charts, e siamo stati al numero 1 per diverse settimane, sarà ancora anche se altalenante ma, y’know?…
Dennison: Abbiamo molto lavoro da fare, y’know? Questo è ciò che non abbiamo fatto negli anni passati, accumulare album anche se abbiamo lavorato sodo, siamo una band che lavora sodo, è l’unica cosa che non abbiamo fatto. Ma adesso le cose van bene, siamo più maturi, abbiamo la giusta gente con cui collaborare, facciamo tutti insieme o simile, anche i nostri session players si stanno focalizzando sul nostro tipo di musica, quindi guardiamo al futuro, alla nostra vita nel reggae per fare il nostro lavoro, quindi abbiamo in serbo molta musica da sviluppare.
Fa piacere sentire questo. Questo album è diciamo per metà cantato e per metà con dub versions, qual è il vostro rapporto con la dub music?
Dehvan: Beh, quando il reggae stava crescendo, la dub music è divenuta una parte integrale dell’idea di reggae music e divenne una caratteristica del genere ed è cresciuta. C’erano alcuni esponenti molto importanti di questo stile, credo che il più noto sia Lee Scratch Perry, poi c’è The Scientist…
Anche molti artisti dub sono britannici…
Dehvan: Yeah vedi, l’idea e la peculiarità del dub che appartiene al reggae, non c’è nessun altro genere, eccetto probabilmente il jazz, che si aprirà alla musica nella sua ampiezza, la ridurrebbe alle singole componenti ed in seguito utilizzare queste componenti per ottenere qualcos’altro al di là della musica e ri-assemblarla insieme, questo è quel che fa il dub.
Dennison: Vedi il dub era specifico dei sound system perché è ciò che di solito riscaldava il sabato notte, y’know (…) il fumo di erba, abbastanza alcolici, c’era il dub, con speaker profondi 6 piedi ed alti altri 6 piedi, con dei bassi, del riverbero e dell’eco, ed era come uno spettacolo (…). Non potevi descrivere o dire cosa stesse per succedere, era come una cosa istantanea ed improvvisata…
Dehvan: …l’idea, la persona che sta mixando il tutto doveva essere addentro alla musica, dovevano conoscerla. Come ha detto il mio brother, non è una cosa tirata a indovinare, dovevano conoscere la musica, dovevano conoscere quando ogni lick stava per arrivare, dovevano conoscere quando ogni voce arrivava per usarla in modo efficace per mandarla avanti e creare quel backdrop e quella tela su cui dipingere. Quindi per essere coinvolto nella dub music devi vivere la reggae music.
Dennison: Inoltre, (nel vinile) avrai il lato A, poi sul lato B troverai la dub side. Quindi una volta che avrai finito di imparare la canzone spendendo abbastanza tempo per imparare i testi, quello era il tuo momento per brillare, y’know, con la anti-track puoi cantarci sopra. Quindi era come un karaoke (…), ti dava la chance di cantare assieme alla canzone e, come il mio brethren ha detto, nessun’altra musica ha mai fatto ciò, quindi il reggae è una musica stand-alone, sta da sé, y’know?
Avete parlato della vostra tune intitolata “Relijan”. In questo album ci sono molte alter canzoni politicamente attive come “Talkin’ Revolution” e “Racism Never Sleep”; per questo genere di canzoni come ottenete quella scintilla che trasforma l’idea in musica?
Dehvan: Beh, la reggae music è una musica ribelle, y’understand? E di nuovo io credo che il reggae, tra tutti i generi, sia una musica che trasporta un messaggio, una musica che la gente usa per diffondere un messaggio su qualunque argomento. Non dev’essere per forza un messaggio politico, deve semplicemente essere qualcosa che una o più persone vogliono diffondere alla comunità. Poi sta alla personalità dell’individuo, dove sia la sua mente e qual è l’impatto dell’ambiente su di loro, che vorranno dire qualcosa su un particolare soggetto, y’understand? E questa è la scintilla per scrivere, per creare qualsiasi cosa. Se sai un artista e guardi qui fuori il tuo occhio vedrà qualcosa di diverso rispetto a chi non è un artista, qualcuno che non è un artista vedrà solamente rocce e alberi, un artista vedrà una immagine formulata e disegnerà, porteranno qualcosa e quando lo mostreranno dirai “Wow!”. È lo stesso con la creatività nella reggae music.
Dennison: Inoltre, io posso parlare solo per la cultura africana, ci sono sempre stati cantastorie, y’know, persone che avevano quel genere di discernimento, la chiamiamo informazione cosmica. Non intendo essere polemico, semplicemente non tutti sanno scrivere o interpretare un’emozione da veicolare a qualcun altro. È un privilegio speciale essere in grado di vedere qualcosa, trasporla in una canzone o semplicemente in musica o percussioni per veicolare un’emozione, questa è un’eredità della cultura africana di vecchia data. Stiamo semplicemente emulando ciò ed anche fieramente, siamo fieri di essere parte di ciò. Perché come ho detto, non tutti possono sedersi e raccontare, scrivere, pensare, trasmettere messaggi in questo modo.
Un piccolo flashback. Nel vostro precedente album I-Surrection c’è una canzone particolare che mi ha colpito intitolata Things Ah Get Tough: cosa vi ha ispirato a scriverla?
Dennison: Ho scritto io quella canzone e semplicemente era troppo. Non so se la risposta soddisferà la tua immaginazione ma è ciò che stava succedendo in Grecia ed il grande debito pubblico in cui la Grecia stava sprofondando e, credo qualcuno in tv fosse arrivato per dire come la Germania mise la Grecia in questa situazione. Per cui di nuovo, se vedi certe cose e le percepisci, e provi abbastanza emozioni a riguardo… e lo dico col cuore in mano, perché è questa la sensazione, y’know? Alla fine c’è la sofferenza, y’know… se gli umani sono nati per soffrire o se la sofferenza è riversata da altra gente, y’know, non è giusto, e devi scrivere e cantare di ciò. Ma questa è solo una parte, questa canzone va bene per qualunque cosa. Puoi metterci qualunque sorta di connotazione (nella canzone). Al momento viviamo in tempi incerti per il modo in cui va la politica o i politici che creano divisioni usando la loro mente universitaria sulla povera working class per dividere la gente ed influenzarla facilmente e (queste persone) non comprendono quanto difficili si metteranno le cose. Perché come ho detto, viviamo in tempi incerti e non sappiamo ciò che succederà. Beh, come musicisti reggae, parliamo sempre e creare le vibes su ciò che la classe dirigente fa. Lo sappiamo, perché non possono tenerci all’oscuro, ma sappiamo anche come le cose potrebbero andare. Quindi i politici stanno perdendo il punto, che si tratti di soldi o di creare barriere. Guardate quell’uomo in America [Trump], vuole spendere milioni, miliardi per costruire un muro quando potrebbe costruire ospedali, scuole e roba simile, non posso dire più di ciò. Una piccola cosa conduce al tutto, racchiude il tutto.
Dehvan: Le cose possono diventare difficili in qualunque aspetto della vita, potrebbe essere la famiglia, i rapporti tra fratelli e sorelle, qualunque cosa nel tuo aspetto. Ciò che uno scrittore fa è mettere le liriche dalla sua prospettiva in modo che questa sia correlata alla prospettiva delle altre persone. Quindi il mio bredren ha detto “Things ah get tough”, per lui era il livello al quale arrivava il debito della Grecia, ma “Things ah get tough” potrebbe anche essere qualcosa come “Non riesco a trovare lavoro”, “Non posso pagare il mutuo”, potrebbe essere ad un livello completamente diverso, “Sto per riappropriarmi dei miei averi” (entrambi ridono), y’understand? Quindi noi mandiamo il messaggio, poi la gente s’immedesima con questo in base a quello che accede nella loro vita.
A parte I vostri due album con la Sugar Shack Records ed il vostro disco d’esordio nel 1984, avete anche prodotto un album intitolato Jam Rock, pubblicato negli anni ‘90 (ma ho sentito che la maggior parte delle tracce sono state registrate negli anni ‘80), si tratta di un album di cui non si parla molto… potete ripercorrere il concetto e come avete deciso di creare questo album?
Dehvan: Jam Rock è stato concepito tra l’88 e l’89, è stato intorno a quel periodo, poco dopo l’iniziale rottura dei Talisman, ci siamo disgregati, la gente ha preso diverse strade. Tra me e Dennison, uno dei due membri fondatori della band, abbiamo tenuto insieme l’idea dietro ai Talisman. C’era un produttore nella nostra comunità chiamato Simbarashe Tongogara che, per dirla in modo semplice, credeva in noi come band, ha visto che c’era qualcosa di creativo che si poteva fare con noi. Aveva dei contatti con musicisti in Giamaica, quindi ci ha offerto la possibilità di andare a registrare lì: ci siamo fiondati e, una volta lì, siamo stati a Trenchtown, abbiamo registrato musica con alcuni dei musicisti al top del momento ed in alcuni degli studios più famosi di cui avevamo solo letto o sentito parlare: Dynamics, Tuff Gong e luoghi simili, ed è così che (Jam Rock) è venuto al mondo. Mentre eravamo là abbiamo scritto alcune canzoni e, di nuovo, l’ambiente ha prodotto un diverso tipo di canzoni che normalmente non avremmo scritto. Il motivo per cui non senti molto parlare di Jam Rock è, volevamo creare una realtà indipendente, era il periodo in cui le grandi label non prendevano più gruppi reggae, quindi siamo stati forzati a creare una realtà indipendente. Ma ciò che abbiamo realizzato è stato che gestire una etichetta discografica è un lavoro a tempo pieno, non puoi occuparti in contemporanea di una label, di una band e cose simili, y’know, non puoi semplicemente espanderti in questo campo. Fondamentalmente, una volta che abbiamo messo tutti i soldi nella registrazione e nella promozione della musica eravamo al verde quindi, il marketing e la pubblicità ne soffrivano ed allora, per dirla tutta, non potevamo trovare abbastanza musicisti per le sessions in modo da suonare per il genere di parcelle che i promoter erano in grado di pagarci in quel tempo perché eravamo ancora abbastanza sconosciuti, e portarsi a seguito un gruppo di musicisti per le sessions aveva un certo costo. Quindi l’album morì a causa delle finanze, è l’unico modo in cui la possiamo mettere. Ma è ancora disponibile, è in vendita su iTunes, in formato vinile, che al giorno d’oggi la gente colleziona. Perciò se qualcuno vuole saperne di più a riguardo potete andare su iTunes o potete trovarlo sul nostro sito web talismanreggae.com.
C’è un posto in cui non vi siete mai esibiti e dove vorreste suonare?
Dehvan: Oh Lord! (ridono entrambi) In giro per il mondo. Ovunque!
Dennison: Tra gli scorsi mesi e settimane la nostra musica è stata suonata ed apprezzata. Sarebbe grandioso riuscire a intrattenere la gente con ogni stile di musica, so that’s the world.
Dehvan: Alright. Per ritorare ad un unico luogo (in cui vorremmo suonare) penso, e immagino che anche il mio brother sarebbe concorde, vorremmo portare la nostra musica in Giamaica…
Dennison: … oh Lord have mercy, yeah man!
Dehvan: Vorremmo portare la nostra musica in Giamaica perchè con tutto ciò che sta accadendo e dove stiamo andando, y’know, siamo fieri del termine “British reggae”, siam fieri della sua provenienza e della nostra creatività. Ad ogni modo, vorremmo ancora la convalida dalla Giamaica (ride). Vorremmo ricevere la conferma dai giamaicani che di dicano “Yes, you got it, ce la state facendo!” quindi, se potessimo andare in Giamaica…
Dennison: … no, quando andremo in Giamaica.
Dehvan: Yes. Quando andremo, che si tratti del Rebel Salute, del Sumfest, qualunque sia il luogo e con la gente che dice “Yeah!” (ridono entrambi)… soddisfazioni.
Dennison: È sempre andata così, anche per gli Aswad, gli Steel Pulse, in ogni caso si deve tornare in Giamaica per testare la musica (…), yeah man!
Grazie per il vostro tempo!
Dennison: Grazie a te, davvero. World, watch out for it: Talisman seh so, stiamo arrivando!